Le stampanti HP sono molto diffuse sul pianeta e hanno creato un sistema di guadagno di cui i dirigenti vanno fieri: si chiama “lock in”.
Quello che a quanto pare è il sistema messo su da HP per continuare ad avere il margine di profitto importante che è stato mostrato agli azionisti di recente sembra frutto di qualche stregoneria.
Ma le dichiarazioni molto dirette (e per questo molto apprezzabili in un certo senso) che sono arrivate proprio dagli alti dirigenti della società, in particolare Marie Myers, Chief Financial officer, sono forse qualcosa che come consumatori e utenti finali non avremmo voluto sentire. O forse era proprio quello che bisognava sentire.
Sta di fatto che il modello in abbonamento che la società di stampanti si è inventata sta funzionando e funziona perché a quanto pare ha un sistema lock in. Se non conosci questa espressione ecco che significa e soprattutto perché occorre aprire gli occhi su questo genere di pratiche. Perché, in un modo o nell’altro, non è solo HP a portare avanti questo modello di business.
I dirigenti HP fieri di cosa fanno le loro stampanti
Ogni luogo ha un proprio codice di linguaggio e di certo quello che viene detto al pubblico vasto quando vengono per esempio presentati i nuovi prodotti non è quello che i dirigenti delle società raccontano quando ci sono in riunione gli investitori oppure durante le conferenze quando, comunque, nel pubblico non ci sono gli utenti finali. Ma questo non ha impedito alle parole di Marie Myers di trasformarsi in una vera e propria bufera su HP e sulle sue stampanti e sul modello di abbonamento che però risulta essere più un modello lock in.
Myers ha effettivamente usato questa espressione in una frase in cui stava raccontando che la società è passata da un modello puramente transazionale, ovvero in cui si acquista un bene e si paga, a un sistema in cui ci sono dei servizi aggiuntivi che vengono via via dati in cambio di un abbonamento che però nei fatti costringe, anche se in maniera sotterranea, il cliente ad un rapporto a lungo termine, che ovviamente genera un profitto sul lungo termine.
In un mondo in cui le stampanti potrebbero diventare enormi fermacarte (con l’avvento del digitale chi stampa più?) HP riesce comunque ad aumentare il proprio margine di guadagno e lo fa sfruttando il sistema che le sue stampanti generano intorno agli utenti che, impossibilità di utilizzare cartucce di terze parti (un’altra cosa di cui la società si è liberata grazie al software), sono portati a credere che alla fine sia più conveniente l’abbonamento.
Una realtà che ricalca ciò che avviene già in altre realtà dell’Industria, i servizi in abbonamento non si contano più, e che forse proprio per questo motivo non viene vista con sospetto ma in qualità di utenti dovremmo forse riflettere su quanto vogliamo farci incastrare dai device e dalle società che li producono.