Sempre più italiani investono nei buoni fruttiferi, un prodotto sicuro che ti fa risparmiare. Ma attenzione alla scadenza, potresti perderli.
Italiani, popoli di risparmiatori. Basti pensare che solo nel 2021 ci sono stati 27 milioni di cittadini che hanno scelti i buoni fruttiferi come forma di investimento, generando uno stock che ammonta a circa 334,8 miliardi di euro. Oggi siamo arrivati a oltre 46 milioni, e il traguardo dei 50 non è così lontano.
I buoni fruttiferi vengono scelti in primis dai genitori, sempre più spesso il regalo perfetto per accompagnare la crescita dei più piccoli, perché questa forma di investimento (e risparmio) cresce insieme al minore, con gli interessi che maturano fino al compimento del diciottesimo anno di età, con un rendimento fisso.
Inoltre coi buoni fruttiferi si può godere della tassazione agevolata del 12,50%, sono pure esenti da imposta di successione e non c’è nessun costo per la sottoscrizione e il rimborso, salvo gli oneri fiscali. Ecco spiegato il fenomeno dei buoni fruttiferi: la forma più sicura per chi preferisce un guadagna relativamente importante, senza azzardare nulla.
I buoni fruttiferi e la prescrizione: ecco quelli che scadono nel 2024
Attenzione però: quando si parla di buoni frutti fruttiferi vanno riscossi entro la data di scadenza, altrimenti si rischia di perderli. Si chiamano buoni fruttiferi, dallo scorso anno sottoscrivibili perfino con la comodità dell’app BancoPosta, in pochi semplici passi a prova di boomer e dopo aver provveduto all’abilitazione online del proprio Conto BancoPosta, perché fruttano. Ma a tempo determinato.
Come spiegato da Poste, i buoni ordinari emessi fino alla data del 27/12/2000 (Serie “Z”) hanno una durata di 30 anni; quelli emessi successivamente (dalla serie “A1” in poi) ne durano 20. Attenzione, però, perché i buoni fruttiferi possono cadere anche in prescrizione.
Quelli al rimborso del capitale e al pagamento degli interessi si prescrivono trascorsi dieci anni dalla data di scadenza del Buono e non possono essere più riscossi. Anche se bisogna ricordare che già dopo sei anni dalla scadenza smettono di fruttare.
Con queste idee chiare si arriva al 2024, l’anno in cui Poste Italiane ha reso disponibili i dettagli dei buoni che andranno in prescrizione. Nello specifico non sono pochi quelli che non saranno più rimborsabili:
- BFP 18 mesi e Plus emessi da luglio 2012 a giugno 2013,
- BFP 2 anni (da giugno 2012 a dicembre 2012),
- BFP a termine Serie AG (da luglio 1997 a dicembre 1997),
- BFP dedicati ai minori (da gennaio 1996 al 31 dicembre 2006)
- BFP Ordinari Serie O (da gennaio 1984 a giugno 1984)
- BFP 170 CDP (dal 2 gennaio al 13-16 gennaio 2020, dipende dalla serie)
- BFP 3X2 del 2018,
- BFP 3X4 Serie T04 del 2012
- BFP Dedicati ai minori del 2006
- BFP Ordinari Serie Q emessi sia nel 1994, sia quelli 2004.