ChatGPT festeggia il suo primo compleanno: in un anno il chatbot di OpenAi ha rivoluzionato il mondo. Ecco cosa è cambiato nelle nostre vite.
Anche se non sembra è già passato un anno da quando, nel novembre del 2022, ChatGPT ha fatto il suo esordio nel mercato, segnando l’inizio di un’era rivoluzionaria per l’intelligenza artificiale, non più confinata ai soli addetti ai lavori ma divenuta un fenomeno di massa in pochi giorni.
La “viralizzazione” dello strumento di OpenAi gli ha permesso di raggiungere in poco tempo (già a gennaio) 13 milioni di visitatori unici. Si tratta di un record per ChatGPT che così può appuntarsi sul petto (virtuale) il primato dell’app consumer con la più rapida crescita di utenti. Naturalmente, come si suol dire, non è stato tutto rose e fiori. Se ChatGPT ha mostrato le potenzialità immense dell’intelligenza artificiale, al tempo stesso ne ha mostrato anche i possibili pericoli.
ChatGPT, come ha cambiato il mondo in un anno
Attualmente ogni settimana, secondo quanto affermato da OpenAI, circa 100 milioni di persone fanno ricorso a ChatGPT. Gli usi del chatbot vanno da quello domestico all’impiego in ambito aziendale, a ogni livello. In campo tecnologico invece l’intelligenza artificiale generativa è considerata come la piattaforma più importante dall’iPhone.
Come detto non sono mancate anche le preoccupazioni, sempre più numerose, sulle implicazioni di ChatGPT nel campo della disinformazione, della frode, della discriminazione e della proprietà intellettuale. In particolare nel mondo dell’istruzione superiore sono sorte molte discussioni sul tema della frode accademica.
Da più di dieci anni l’intelligenza artificiale è parte integrante di prodotti di uso quotidiano. La “svolta” di ChatGPT consiste soprattutto nell’interfaccia basata sulla modalità della chat. Questo “salto di qualità” ha permesso un’inedita interazione tra esseri umani e i chatbot.
L’interfaccia intuitiva permesso agli utenti della rete di fare esperienza diretta dell’IA. Il prossimo anno però i contenuti che genererà potrebbero essere usati – e quasi certamente sarà così – per condizionare le opinioni pubbliche di tutto il mondo in un anno di elezioni politiche.
Il rischio è quello di mettere carne sul fuoco della divisione. Gli esperti prevedono che la diffusione di disinformazione politica nel 2024 potrebbe “traslocare” dai social media (dove è apparsa evidente soprattutto tra 2016 e 2020) all’IA generativa.
Davanti a strumenti come CahtGPT si rischia di assumere due atteggiamenti contrapposti ma ugualmente discutibili: la tecnofilia o la tecnofobia, ovvero l’entusiasmo acritico o la denigrazione aprioristica. Forse la posizione più equilibrata è quella “tecnocritica”, che insegna a essere vigili nei confronti di una tecnologia tanto dirompente così come nei riguardi di ogni media digitale.