Alla fine di un contratto d’affitto l’inquilino ha diritto di avere indietro la sua caparra, ma non solo: gli spettano molto più soldi.
Al momento di sottoscrivere un contratto d’affitto, l’inquilino è tenuto a versare da una a tre mensilità anticipate allo scopo di fornire una garanzia economica al proprietario dell’immobile. Da quella somma, definita caparra, il proprietario potrà attingere alla fine del contratto allo scopo di riparare eventuali danni causati dall’inquilino prima di lasciare l’appartamento.
Quando tutto si svolge senza problemi il proprietario effettua un sopralluogo nella casa di cui sta rientrando in possesso, verifica che non ci siano danni strutturali alla casa, agli arredi o agli elettrodomestici forniti in dotazione. Se il proprietario si ritiene soddisfatto di come la casa è stata lasciata, allora semplicemente restituisce l’intera caparra al suo ex inquilino.
Se invece il proprietario riscontrasse dei danni, avrà il diritto di scalare dalla caparra la somma necessaria a eseguire le riparazioni necessarie a riportare la casa al suo stato originario, quindi restituisce all’inquilino la differenza. Quello di cui molti inquilini non sono a conoscenza però, è che hanno diritto a ricevere più soldi di quelli versati al momento della firma del contratto.
Restituzione caparra: il proprietario deve versare una somma più alta
A regolare la gestione della caparra nel rapporto tra inquilino e proprietario di casa è la legge 392 del Luglio 1978. Dalle disposizioni di tale legge deriva la consuetudine di chiedere una caparra pari al massimo a tre mensilità d’affitto, ma anche un dettaglio che non sono in molti a conoscere.
La legge 392 del 1978, conosciuta anche come “legge Equo Canone” specifica infatti che il deposito della caparra va considerato come un deposito fruttifero. In pratica è un deposito che matura interessi come se quella stessa somma fosse versata in banca.
Ne deriva che il proprietario a cui viene affidata la caparra non si dovrà limitare soltanto a restituire al suo inquilino la somma che egli ha versato all’atto della firma del contratto, ma dovrà versargli anche gli interessi. In alcuni casi i proprietari inseriscono all’interno del contratto una clausola con cui si stabilisce che il deposito cauzionale non va considerato come fruttifero.
Quando i giudici si sono trovati ad esprimersi sulla questione hanno però stabilito ripetutamente che una clausola del genere è illegittima, quindi hanno costretto il proprietario di casa a versare anche gli interessi oltre alla caparra versata originariamente dal loro inquilino. Se il proprietario di casa dovesse rifiutarsi di versare anche gli interessi, quindi, si potrà intentare un procedimento legale contro di lui con una certa sicurezza di vincerlo.