Molti usano l’intelligenza artificiale, ma chi paga se si viola il copyright e quindi si fanno dei danni con questa funzione? Cosa sapere
Potrebbe capitare di lavorare in uno spazio Google workspace e di ricevere una multa a causa della violazione di diritto d’autore con l’intelligenza artificiale generativa. Ma cosa accade in questo caso?
Nell’ultimo periodo non si sente altro che parlare dell’intelligenza artificiale e del fatto se sia legittimo o meno utilizzarla. Esistono numerosi punti di vista differenti sulla questione in quanto c’è chi afferma che non vi sia nulla di male nello sfruttare questa funzione, chi invece ha ancora dei dubbi sull’argomento.
Chi paga se si viola il diritto di copyright con l’intelligenza artificiale
Su questo argomento la stessa Google si è espressa affermando di essersi impegnata nel farsi carico di ogni violazione di copyright commessa tramite l’intelligenza artificiale. Si tratta di una tecnologia che nel corso degli ultimi mesi infatti è stata accusata di numerose violazioni. L’Unione Europea ha cercato anche di trovare una soluzione al problema tramite il primo corpus di leggi , l’AI act anche se il restante del mondo per il momento ancora non si è pronunciato sull’argomento.
Attraverso questa legge, l’Unione Europea spinge ogni società che distribuisce o sviluppa servizi e strumenti per l’AI, a rivelare pubblicamente se vi sono proprietà intellettuali usate per far sì che gli algoritmi potessero allenarsi. Quindi le aziende stanno iniziando a muoversi per utilizzare dei meccanismi correttivi.
Ma cosa fare nel frattempo? Le aziende che stanno utilizzando questi strumenti di sicuro non possono fermarsi e attendere che la legge trovi una compensazione giusta per chiunque. Infatti per le aziende il danno più basso si è costretto a pagare una multa piuttosto che fermare temporaneamente il proprio lavoro.
Il tutto ha avuto inizio alcuni mesi fa quando Microsoft ha affermato di essere intenzionato ad assumersi la responsabilità legale all’interno di cause per violazioni di copyright fatte verso utenti che sfruttano Copilot. Nel caso in cui vi siano richieste di risarcimenti da anni, Microsoft si impegnerà a pagare al posto dell’utente.
Un tipo di comportamento molto simile che anche Google ha deciso di utilizzare in quanto, nel mese di giugno, era stata la protagonista di una class action poiché aveva concesso, senza autorizzazioni, uno scrapping massiccio di dati. Poiché non vi era nessun tipo di dolo, il colosso si è fatto carico di pagare tutti i risarcimenti al posto degli utenti.