I fondi pensione rappresentano una soluzione interessante per chi cerca un’alternativa o un’integrazione al TFR.
I fondi pensione rappresentano una delle principali forme di risparmio a lungo termine, offrendo ai lavoratori l’opportunità di costruire un capitale integrativo rispetto alla pensione pubblica. Questi strumenti finanziari sono stati ideati per incentivare la previdenza complementare, soprattutto in un contesto in cui il sistema pensionistico pubblico mostra segni di fragilità.
Il confronto tra i fondi pensione e il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rimane centrale nella scelta dei lavoratori. Il TFR, ovvero l’importo che i lavoratori dipendenti maturano durante la loro vita lavorativa, rappresenta un’alternativa al fondo pensione, ma i rendimenti e le caratteristiche di queste due soluzioni sono molto diverse.
Fondo pensione e TFR: le differenze da avere ben chiare
I fondi pensione sono strumenti finanziari che consentono di accantonare risparmi per la pensione, investendoli in vari comparti come azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari. Esistono diverse tipologie di fondi pensione, tra cui i fondi negoziali, fondi aperti e PIP (Piani Individuali Pensionistici), ognuno con caratteristiche specifiche e possibilità di investimento.
Nel periodo di dieci anni tra il 2014 e il 2023, i fondi con una maggiore componente azionaria hanno ottenuto rendimenti medi annui composti tra il 4,5% e il 5%. Le linee bilanciate hanno registrato rendimenti tra il 2% e il 3%, mentre i fondi obbligazionari e garantiti hanno mostrato rendimenti medi inferiori all’1%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR si è attestata al 2,3%, un dato che posiziona i fondi pensione azionari e bilanciati come opzioni potenzialmente più redditizie nel lungo termine.
Oltre ai rendimenti, un’altra differenza sostanziale tra i fondi pensione e il TFR riguarda la variabilità dei risultati. I fondi pensione, soprattutto quelli azionari, possono mostrare una certa volatilità legata all’andamento dei mercati finanziari, mentre il TFR offre una rivalutazione legata principalmente all’inflazione, quindi più stabile ma potenzialmente meno redditizia nel lungo periodo.
Un altro dato che può essere considerato positivo è il fatto che le adesioni alla previdenza complementare sono in leggero aumento. Alla fine di giugno 2024, le posizioni attive nelle forme pensionistiche complementari hanno raggiunto 10,9 milioni, con un incremento del 2,3% rispetto alla fine del 2023. Nel primo semestre del 2024, i fondi pensione hanno raccolto complessivamente 7,1 miliardi di euro, con un incremento dell’8% rispetto al 2023.