Dallo scorso 12 Settembre Google è al banco degli imputati: BigG deve difendersi dalla pesantissima accusa di star violando le norme antitrust.
In Italia non se ne sta parlando moltissimo, ma negli States il processo contro Google sta tenendo con il fiato sospeso milioni di addetti ai lavori e di comuni utenti del web. Se Google dovesse essere giudicata colpevole, infatti, il panorama mondiale del world wide web per come lo conosciamo oggi potrebbe cambiare in maniera radicale.
Le accuse portate contro l’azienda di Mountain View è di ostacolare e addirittura impedire ai software concorrenti di accedere in maniera proficua e concorrenziale al libero mercato. In pratica Google sarebbe così utilizzato e avrebbe stretto accordi così “blindati” con altre aziende da monopolizzare il mercato dei motori di ricerca.
Ovviamente sulla carta non è così: esistono moltissimi altri motori di ricerca, alcuni dei quali prodotti da case molto famose e il primo esempio naturalmente è Bing di Microsoft. Il problema evidenziato durante il processo è che pochissime persone utilizzano Bing, e molte meno persone ancora utilizzano gli altri motori di ricerca programmati da piccole aziende indipendenti come DuckDuckGo. Questo stato di cose sarebbe da imputare da una parte alle migliori prestazioni di Google (e questo è perfettamente lecito) ma dall’altra alle manovre economiche dell’azienda.
La testimonianza più attesa nel processo contro Google era certamente quella del CEO di Microsoft Satya Nadella. Quest’ultimo ha spiegato che dal punto di vista di Microsoft è fondamentale che Bing diventi il motore di ricerca impostato di default su più dispositivi possibili.
In linea generale, infatti, gli utenti tendono ad abituarsi a utilizzare le applicazioni che trovano già impostate nei propri device e le cambiano piuttosto raramente. Se gli utenti trovassero Bing come motore di ricerca di default, quindi, comincerebbero sicuramente a utilizzarlo molto di più fornendo a Microsoft una preziosissima serie di dati con cui ampliare e potenziare il motore di ricerca. A tale scopo Nadella aveva tentato di stringere un accordo con Apple allo scopo di inserire Bing di default su tutti i prodotti del brand ma alla fine non se ne è fatto nulla, proprio a causa dell’ingombrante presenza di Google.
Se il giudice dovesse trovare corrette le accuse dell’antitrust e le osservazioni di testimoni importanti come Nadella, Google potrebbe essere costretta a ridimensionare la sua presenza sul mercato lasciando più spazio di manovra economica a tutti i suoi concorrenti. Internet, a quel punto, potrebbe davvero cambiare.
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