È fondamentale che i consumatori siano consapevoli delle potenziali implicazioni sulla privacy legate all’uso degli smartphone.
Da quando i nostri telefoni sono stati dotati di assistenti vocali in grado di ascoltare le richieste degli utenti ed elaborare risposte dettagliate, una grande preoccupazione si è diffusa tra chi usa questi dispositivi: le compagnie ascoltano quello che diciamo anche quando non parliamo direttamente con lo smartphone?
Per molto tempo questo interrogativo è rimasto senza risposta, una zona grigia in cui le aziende evitavano di affrontare il problema e gli utenti facevano finta che non esistesse. Ora, però, sempre più testimonianze stanno dimostrando che qualcosa di cui preoccuparsi, purtroppo, esiste.
Cox Media Group (CMG), un colosso nel settore dei media, ha suscitato preoccupazioni e dibattiti da quando, nelle ultime settimane, ha parlato di una particolare modalità di cui sono dotati molti dispositivi, denominata “Ascolto Attivo”. Un nome che non lascia spazio a particolari interpretazioni.
Una preoccupazione che diventa sempre più reale
Secondo quanto dichiarato da CMG, questa tecnica consisterebbe nell’ascoltare le conversazioni ambientali tramite microfoni incorporati in smartphone, smart TV e altri dispositivi. C’è un preciso obiettivo dietro questa pratica: le compagnie non hanno interessa a spiarci semplicemente per raccogliere dati su di noi e tenerci sotto controllo. Al contrario, vogliono raccogliere dati per poi utilizzarli per creare pubblicità mirate e personalizzate, basandosi su ciò che i consumatori dicono nelle loro conversazioni quotidiane.
Ad esempio, se due persone discutono della volontà di acquistare un nuovo smartphone o di un componente della casa che necessita di sostituzione, le aziende di marketing potrebbero ascoltare le loro parole e poi indirizzare pubblicità specifiche per queste esigenze sui loro dispositivi. Le parole dei responsabili di CMG hanno sollevato dibattiti e dubbi sulla legittimità e l’etica di tali pratiche.
Da un punto di vista tecnico, l’ascolto attivo è possibile. Un’applicazione potrebbe mantenere il microfono di un dispositivo sempre attivo, inviando l’audio a un server per l’analisi. Quello che però rende tutto ciò meno probabile è il fatto che questa pratica richiederebbe una notevole potenza di calcolo, oltre ovviamente a questioni legali ed etiche che le aziende si guardano bene dal trasgredire.
La realtà, quindi, potrebbe essere meno allarmante di quanto si pensi. Spesso, le pubblicità mirate che i consumatori vedono sono il risultato di una combinazione di ricerche web, utilizzo di app e altre attività online, piuttosto che di un ascolto attivo. Le protezioni implementate nei dispositivi moderne offrono un certo livello di difesa contro l‘uso non autorizzato dei microfoni.
Per esempio, gli iPhone richiedono il consenso esplicito degli utenti per l’accesso al microfono e mostrano un indicatore visivo quando il microfono è attivo. Chi continua a nutrire dubbi in proposito, può sempre scegliere di lasciare il telefono in un’altra stanza quando affronta conversazioni delicate.