I timori che l’avvento delle IA possa mandare a casa milioni di lavoratori crescono di giorno in giorno e l’ultimo report è preoccupante.
Non sono solo i lavoratori a essere allarmati per i pericoli legati alla crescita dell’IA e dei robot umanoidi. Anche molte realtà che si occupano di economia stanno lanciando un monito: presto milioni di persone in tutto il mondo, in particolar modo negli Stati Uniti e in Europa, rimarranno senza un impiego, con tutte le conseguenze sociali facilmente intuibili.
Ad affermarlo, un recente report redatto da McKinsey Global Institute, una realtà che si occupa di analisi per offrire dati e strumenti utili a chi deve prendere decisioni in ambito economico e politico. Siamo dunque di fronte a numeri, nero su bianco, e non a mera demagogia.
L’istituto con questa ricerca non vuole semplicemente dare l’allarme, ma anzi chiede una riflessione politica e seria sull’argomento e invita tutti gli attori partecipanti a questa rivoluzione industriale a trovare presto delle soluzioni inerenti gli scenari peggiori. Che poi tanto inverosimili non sarebbero.
Gli esperti del McKinsey Global Institute hanno una mission, quella di “fornire una base di fatti che aiuti il processo decisionale sulle questioni economiche e commerciali più critiche per le aziende e i leader politici di tutto il mondo“. Lo si legge nella home page del sito dell’Istituto. Dunque stiamo parlando di una realtà accreditata. E se questa realtà ha prodotto dei numeri allarmanti possiamo credere che il pericolo annunciato esista davvero.
Secondo quanto si riporta nello studio, il 30% delle ore lavorate dagli umani sarà automatizzato entro il 2030. Questo significa che le persone lavoreranno meglio (con l’aiuto delle macchine) o saranno sostituiti da esse? Nel report non si prende ovviamente una posizione, né a favore delle aziende né a favore dei lavoratori, ma si divulga semplicemente una prospettiva.
Le considerazioni politiche devono essere effettuate appunto a chi svolge questo ruolo. Il report ricorda che alcuni settori saranno colpiti in particolar modo: quello della sanità, della tecnologia e delle scienze. Ma ben presto le ricadute dell’automatizzazione del lavoro si vedranno in ogni comparto. Non solo: diminuiranno i posti di lavoro e saranno chieste maggiori competenze.
Già oggi si stima quella che viene definita “transizione occupazionale” che potrebbe coinvolgere fino a 12 milioni di lavoratori. Persone che, non potendo più svolgere il loro lavoro in quanto sostituiti da macchine o chatbot, dovranno reinventarsi un impiego. “C’è il rischio di un mercato del lavoro più polarizzato, con più lavori meglio pagati che lavoratori e troppi lavoratori per le professioni esistenti”.
Lo scenario, dunque, non è affatto positivo, non per i lavoratori almeno. Perché le aziende che, invece, ricorreranno alla tecnologia aumenteranno produttività e rendite. Ma c’è un’altra faccia della medaglia. Se milioni di persone si ritroveranno povere – o a vivere di sussidi – chi comprerà tutti i beni e servizi prodotti in più dalle varie aziende grazie alla tecnologia?
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