INPS, andare in pensione con i tagli minori. Vediamo quali trattamenti consentono un’uscita dal lavoro vantaggiosa.
Il sistema previdenziale italiano offre ai lavoratori varie soluzioni per l’uscita dal mondo lavoro e l’ingresso nella fase pensionistica. Dalla pensione di vecchiaia al sistema delle quote, dalla pensione anticipata a Opzione donna, una ognuna di queste formula presenta e richiede requisiti e profili diversi, con beneficiari della prestazioni molto differenti tra loro.
Bisogna poi considerare che poi il sistema di calcolo applicato attualmente è quello contributivo, (anche se esiste ancora una percentuale di lavoratori che godrà di quello misto) non certo favorevole soprattutto in caso di carriere professionali con retribuzioni basse o discontinue. Inoltre le ultime decisioni del governo hanno inasprito i requisiti per l’accesso alla pensione con la formula definita quota 103, cioè 62 anni età minima per la richiesta e 41 anni di contributi versati.
I requisiti attuali per quota 103 sono più severi di quelli passati. Nel dettaglio il calcolo è diventato completamente contributivo, quindi come accennato molto meno conveniente per i lavoratori. In precedenza, il calcolo misto prevedeva una parte retributiva fino al 1995 o al 2011, e contributiva poi. Il risultato di questa modifica imposta dal governo è un taglio considerevole agli assegni pensionistici.
INPS, andare in pensione con il sistema delle quote
Inoltre, la soglia massima di pensione fruibile nel 2024 con quota 103 è di 4 volte il trattamento minimo. In passato, i requisiti erano molto più vantaggiosi per chi fruiva delle quote per la pensione. Con quota 100, valida dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021, occorrevano 62 anni di età e 38 anni di contributi, il calcolo era effettuato con il sistema misto e non c’erano limiti nell’erogazione.
Dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre era in vigore quota 102, per la quale servivano 64 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi versati. Il calcolo del trattamento era misto e non erano previsti limiti di erogazione della prestazione. Con il 2023 quota 103 diventa il regime di anticipo pensionistico, ma vi sono alcune restrizioni, con un limite alla prestazione erogata pari a 5 volte il trattamento minimo.
Si mantiene tuttavia il calcolo misto, che resta favorevole per i lavoratori. Fino alla svolta del 2024, con la proroga di quota 103, con requisiti più stringenti come visto in precedenza. Si possono ancora evitare le restrizioni di quota 103. Chi è nato nel 1961 e ha completato 41 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2023 può sfruttare quota 103 nella vecchia formulazione.
Questa opportunità è possibile per la cristallizzazione del diritto, applicabile anche per le precedenti misure. Chi è nato nel 1958 e aveva 38 anni di contributi al 31 dicembre 2022, può uscire dal lavoro con quota 102. Lo stesso chi è nato nel 1959 e nel 2021 ha maturato 38 anni di contributi.