L’emergenza lavoro sta crescendo in Italia e anche in altri Paesi UE, come ad esempio la Germania, e gli esperti valutano soluzioni choc.
Stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione industriale a causa dell’avvento delle IA e dei robot umanoidi e sembra che gli svantaggi siano tutti a danno dei lavoratori umani. L’innovazione tecnologica, poi, si inserisce in un quadro generale non propriamente perfetto, e molti Paesi stanno affrontando emergenza lavorativa e crisi del sistema pensionistico.
In Italia, ad esempio, si stima che entro 10 anni circa non ci saranno più risorse per pagare le pensioni, e che i giovani che oggi hanno 30 anni dovranno accedere alla quiescenza non prima di averne compiuti 74. Uno scenario molto preoccupante, che sta coinvolgendo sempre più Paesi UE. La Germania è tra questi, e sta vagliando alcune soluzioni per ovviare alla mancanza di figure professionali specializzate.
Le opzioni proposte dagli esperti sono però contestate dai sindacati dei lavoratori. In pratica, presto potremmo dover lavorare di più a fronte di paghe più basse, e ritardare l’accesso alla pensione di vecchiaia. Una prospettiva contraria a quelle che furono all’epoca le parole di Romano Prodi, che nel 1999 disse: “con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se ne lavorassimo uno in più“; la promessa, come possiamo constatare facilmente, è stata completamente disillusa.
L’Europa è in crisi e adesso tocca pagare il conto: ecco chi lavorerà di più guadagnando di meno
In Germania si sta discutendo molto di una prossima riforma pensionistica, ma il problema è presente anche in Italia. Gli esperti tedeschi hanno pensato di risolvere la carenza di personale qualificato costringendo gli attuali lavoratori a non lasciare il posto, e ritardare la quiescenza. Le proposte scioccanti arrivano dagli esperti, e hanno indignato i sindacati, ma ciò che si sta verificando in Germania è in atto anche nel nostro Paese, sebbene con forma diversa.
Siccome mancano persone qualificate, l’idea è quella di impedire ai lavoratori di andare in pensione; tra le proposte, quella di alzare l’età pensionabile da 67 a 69 anni, ma non solo; si ipotizza di tagliare ancora di più le pensioni anticipate e anche di intervenire sulle assicurazioni familiari. Insomma, invece di formare adeguatamente nuovi lavoratori si tengono quelli esistenti, e i numeri ipotizzati fanno ben comprendere la portata delle decisioni politiche in atto:
- aumentando l’età pensionabile a 69 anni si ovvierebbe alla mancanza di 473 mila posti di lavoro;
- il taglio sulle pensioni anticipate frutterebbe la copertura di 180 mila posti;
- l’abolizione del prepensionamento porterebbe a non dover trovare 153 mila nuove figure professionali.
Nel nostro Paese come in Germania, dunque, si tenta di risparmiare e tagliare su tutti i fronti, e le recenti manovre del Governo Meloni ci fanno capire che la direzione intrapresa è in linea con quella di altri Paesi UE. Ma alla fine a pagare saranno sempre i cittadini; la speranza dunque è che gli esperti riescano a trovare una soluzione che accontenti tutti.