L’IA si espande e oltre ai rischi per tutti i creativi ci sono altri lavori che potremmo perdere nel futuro prossimo.
Quella della intelligenza artificiale che dovrebbe rendere obsoleti molti dei lavori che animano la vita di tante persone in tutto il mondo è una questione tutt’altro che risolta. Se la si guarda dal punto di vista degli investitori a di chi a tutti i costi deve far vedere che i guadagni salgono e le spese scendono sembra di aver trovato la soluzione a tutti i mali del mondo.
Se si prova a guardarla dalla prospettiva di artisti, tecnici e lavoratori la IA si espande portandosi via tutto. E mentre online c’è chi sembra anche aver trovato la sua nuova religione, nella vita di tutti i giorni le cose non sono il paradiso che vorrebbero farci credere. Siamo sempre più vicini invece a un racconto di Philip Dick.
Buona parte dei racconti di questo scrittore si basano sul rapporto tra esseri umani e su che cosa significa essere umano. Tra le sue opere più famose c’è il racconto che ha poi ispirato Blade Runner. E l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ci mette nelle condizioni di cominciare a chiederci se prima o poi, per errore, ci troveremo a parlare realmente con una intelligenza non a base di carbonio.
Nel frattempo c’è chi sta provando a mettere su strada altre intelligenze: una nuova flotta di taxi senza guidatore. L’esperimento si sta svolgendo in Cina, a Wuhan. Baidu sta sperimentando con 500 robotaxi che potrebbero tranquillamente arrivare a quasi 2000 tra qui e l’autunno. Si tratta del un modo in cui il governo cinese sta spingendo su quelli che sono considerati i settori di punta dell’economia ma se l’IA si espande a nuove professioni, dove finiscono gli esseri umani?
E infatti, oltre all’entusiasmo di chi pensa che i robotaxi, i robofumettisti, i robocostruttori e qualunque altro robot venga in mente, siano il futuro inevitabile da abbracciare con gioia ci sono anche tutti quei problemi che globalmente e localmente ci troveremo ad affrontare. Primo fra tutti quello dei lavori. I lavori fatti dalle persone.
Molti tra quelli che hanno commentato l’esperimento di Wuhan, per esempio, chiedono che si trovi il giusto compromesso tra progresso tecnologico e benessere umano. E trattandosi di autovetture, che si muovono quindi in un ambiente in cui bisogna prevedere l’imprevedibile, c’è anche la questione della sicurezza. La sicurezza dei passeggeri e la sicurezza degli altri utenti della strada.
In questo frangente specifico proprio a Wuhan, e sono dichiarazioni raccolte dai colleghi di Bloomberg, c’è chi non è per ora preoccupato delle auto senza pilota umano e chi sottolinea che probabilmente ci vorrà moltissimo tempo prima che qualcuno affidi la propria vita a un robotaxi per un tratto di viaggio più lungo dei pochi chilometri che si fanno in città.
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