Alla reiterata inadempienza del debitore, la legge consente all’ente titolare del credito di procedere anche al pignoramento di beni liquidi. In che misura?
La crisi economica accentuatasi tra il 2022 e il 2023 ha fatto inevitabilmente registrare numerosi casi di inadempienza di crediti nei confronti dello Stato e di soggetti privati. I recenti ambiti presi in considerazione hanno investito in prima battuta spese private come le bollette energetiche, incrementate con la collassante valutazione del gas dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Pertanto, non sono state poche le famiglie che hanno dovuto arrendersi causa esigue disponibilità monetarie.
A correre ai ripari è stato l’arrivo dei bonus bolletta e la rivalutazione ISTAT delle entrate. Con risultati, in tutta evidenza, alterni. Analoghe conseguenze potrebbero arrivare dai nuovi aumenti, e dal previsto effetto domino sul consumo elettrico. Ancor prima, però, si è assistito con l’epidemia da Coronavirus, la cui chiusura della gran parte di attività legate alla produzione e al lavoro ha costretto il governo a sospendere la riscossione di tasse e imposte.
Il dato di fatto riguarda uno stato dell’arte in cui il 65% degli italiani sfiora la soglia di povertà. L’alto costo della vita, il decremento del potere d’acquisto, l’eccessivo valore della spesa non fanno altro che contribuire all’erosione dei risparmi, di cui gli italiani stessi sono portatori di una capacità di depositi prima in Europa. L’attuale condizione rischia dunque di peggiorare un quadro al quale è difficile riporre fiducia e garanzia.
Il pignoramento coinvolge anche i risparmi
Ancora per tutto il 2023, è stata operata una politica di rientro dei crediti (di parla dello Stato) tramite la sanatoria, comprensiva del saldo e stralcio, operata dal governo Meloni. La riscossione agevolata per debiti fino a 3.000 euro e la cancellazione dei debiti fino a mille euro, hanno permesso a molti contribuenti di regolarizzare somme che il Fisco non riscuoteva dal 2000 e fino al 2015.
I debitori però non sono tutti uguali e per varie ragioni alcuni di essi vanno incontro all’extrema ratio della legge, in caso di persistente inadempienza: ovverosia il pignoramento dei beni. Esso si attiva una volta superata la scadenza dell’ingiunzione del giudice, comprensivo delle ultime tempistiche agevolate di rientro delle somme. Coinvolti dal pignoramento sono beni mobili e immobili.
Dalla casa, ad eccezione della prima casa, ai conti correnti e i risparmi, fatto salvo l’ultimo stipendio (se ne preleva comunque un quinto) o l’ultima rata della pensione. Nel caso dell’intestazione di un libretto postale, estremamente diffuso tra le famiglie italiane, succede che nulla osta a procedere al suo pignoramento. Nel caso di cointestazione, si preleva metà della somma, quella appartenente al debitore; a meno che l’altro cointestatario dimostri la cointestazione fittizia, ossia la delega ad operare (nulla di più).
Allora il prelievo non sarà del 50% ma del 100%. Se il debitore è rappresentato dal cointestatario fittizio, il reale titolare delle somme può fare opposizione all’esecuzione forzata. Non si procede al pignoramento nel caso in cui le somme appartengano ad un titolare di Assegno di invalidità, portatore di invalidità tra il 74 e il 99%.