L’intelligenza artificiale si configura come un nuovo alleato nella ricerca di invecchiamento: ecco cosa succederà nei prossimi anni.
Nei prossimi anni il processo di invecchiamento e l’intelligenza artificiale potrebbero intrecciarsi dando vita ad un risultato non affatto da sottovalutare. Questo rapporto potrebbe infatti addirittura allungare la vita alle persone a seguito di uno specifico processo.
Il processo di invecchiamento fa parte del ciclo della vita e può essere inteso come una sfida che i cromosomi lanciano costantemente alle leggi della fisica. Da sempre l’uomo si interroga sulle dinamiche e le cause dell’invecchiamento, facendo emergere ipotesi e teorie nel corso dei secoli.
Ad affiancare le riflessioni sorte nel tempo, nascono le intelligenze artificiali: intelletti prodotti da menti umane che hanno l’obiettivo di risolvere problemi ai quali il cervello non è in grado di far fronte, almeno non nell’immediato o con una certa rapidità. L’IA, già protagonista in vari ambiti, potrebbe dare un nuovo percorso al processo di invecchiamento: vediamo come.
L’intelligenza artificiale cambia il processo di invecchiamento: la ricerca che cambia tutto
Tra le questioni che vengono sottoposte alle potenti intelligenze artificiali troviamo la ricerca di nuovi marcatori di invecchiamento, la costruzione degli orologi di invecchiamo (ageing clocks) capaci di misurare il grado di “usura” dell’organismo, ma anche lo sviluppo di farmaci, molecole e strategie che interagiscono con questi orologi, possibilmente rallentandoli.
Il contributo delle IA alla ricerca sull’invecchiamento riguarda l’identificazione di nuovi indicatori d’invecchiamento. Il processo è molto complesso perché la tendenza della ricerca è quella di trovare marcatori collegati a determinate patologie, piuttosto che all’invecchiamento dell’organismo nella sua complessità.
Alcuni risultati sono stati già raggiunti: nell’ambito della ricerca sul cancro, grazie all’interesse di aziende farmaceutiche e alla collaborazione con due note compagnie nel campo delle IA (Exscientia e BenevolentAI), sono emersi diversi farmaci, già utilizzati in fase avanzata dei test clinici.
Anche in altri ambiti come la sclerosi laterale amiotrofica, il Parkinson, la fibrosi, la sarcopenia, si è fatto ricorso all’intelligenza artificiale per la produzione di nuovi farmaci, con alcuni al momento sottoposti a test clinici. Viene vista come promettente anche la ricerca di bersagli per il trattamento delle disfunzioni collegate all’invecchiamento.
A tal proposito sono stati già applicati diversi approcci che hanno rivelato diverse alterazioni metaboliche riconducibili all’avanzamento dell’età, ma hanno indicato anche nuove applicazioni per farmaci già presenti in commercio. Le promesse dell’IA sembrano illimitate e potrebbero portare realmente ad allungare la vita di un organismo.