L’intelligenza artificiale potrebbe presto rubare molti posti di lavoro all’uomo: ecco le professioni maggiormente a rischio.
L’intelligenza artificiale è la più grande, affascinante e inquietante novità tecnologia degli ultimi decenni, uno strumento in grado di rivoluzionare l’esistenza umana a più livelli. L’IA offre molte opportunità ed è in continuo sviluppo, e proprio per questo presenta significative sfide che richiedono massima attenzione e consapevolezza. Già si dice che ci sia bisogno di creare leggi per limitarla, ma non è affatto facile.
Uno degli aspetti negativi riguarda il lavoro: l’intelligenza artificiale potrebbe infatti presto sostituirsi alle persone in carne e ossa in diversi settori. Nessuna paranoia: è la realtà. Alcuni mestieri stanno già sparendo in conseguenza allo sviluppo delle macchine pensanti. Riescono a sostituire senza alcuna difficoltà l’uomo nell’analisi dei dati, nella programmazione, nella grafica, nella comunicazione, nella traduzione, e non solo.
Potenzialmente l’AI è già in grado di occuparsi di rapporti con l’utenza (call center, segreteria), guida (sostituendo così camionisti, autisti, tassisti) e controlli nei desk office (portieri, impiegati generici, assistenti di volo e controllori del traffico…) e tanto altro.
Quando l’intelligenza artificiale ruba il lavoro all’uomo
Ecco perché in tanti temono che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale possa effettivamente mettere a rischio l’economia reale, creando disoccupazione o peggiorando le condizioni di lavoro di milioni di lavoratori. Un esempio concreto è offerto dall’impiego nella pubblica amministrazione.
Secondo le stime dell’INPS, molto presto circa 200.000 dipendenti statali potrebbero perdere il lavoro a causa dell’IA. Ci sono molti lavori che possono essere fatti meglio, più velocemente e senza alcun tipo di criticità accessoria dai software. Il rischio è alto per i contabili, i banchieri, i consulenti economici e persino i cassieri dei supermercati.
In generale, è importante notare che l’AI, se sfruttata con criterio, potrebbe anche creare nuovi posti di lavoro e aumentare la produttività. Oppure non rubare lavoro, ma liberare l’umanità dai compiti più schematici, noiosi o faticosi. In questo senso, il lavoro umano potrebbe solo mutare forma e natura.
Ciononostante è inconfutabile che l’intelligenza artificiale porti con sé reali minacce per molti lavori più tradizionali. L’introduzione delle chatbot più avanzate e degli assistenti virtuali ha per esempio già ridotto la necessità di operatori umani nei call center. In alcuni Paesi treni, autobus e taxi stanno man mano venendo guidati da IA.
Stanno per arrivare i robot che venivano descritti come minacce dai libri e i film di fantascienza. E il più delle volte saranno invisibili, cioè ridotti a un software presente in un computer o in uno smartphone. L’automazione guidata sembra implicare la sostituzione di molte posizioni lavorative. E all’uomo ora tocca occuparsi di altro.