Molti studi segnalano l’impatto profondo dello smartphone sui processi di invecchiamento: i risultati sono preoccupanti.
La quotidianità di tantissime persone è fortemente influenzata dall’uso dello smartphone. Questo dispositivo ci è utile in tantissime situazioni e in ogni contesto ha un deciso impatto sul nostro corpo, soprattutto sul processo di invecchiamento.
Da anni ormai sappiamo che la luce blu degli schermi ha una forte incidenza sugli occhi ed è per questo che non bisognerebbe esagerare. Ora grazie a degli studi sappiamo che questo elemento non solo incide sugli occhi ma sembra sia capace di accelerare il processo di invecchiamento. Lo studio che ha messo in evidenza questo scenario è stato pubblicato sulla rivista scientifica Pnas Nexus e condotto su moscerini della frutta. Un’indagine che vale la pena conoscere così da poter gestire meglio la luce blu rilasciata dagli schermi dei dispositivi.
Lo studio è stato condotto da Xiaoyun Wang della South China Normal University e si è concentrato sugli effetti della luce blu a bassa intensità, molto simile alla luce emessa dagli schermi LED sugli organismi viventi. I risultati emersi non sono direttamente trasferibili all’uomo ma le implicazioni preoccupano e aprono il fronte su una questione importante come l’esposizione prolungata agli schermi che intacca il benessere del diretto interessato.
L’analisi propone una visione dettagliata dei meccanismi biologici che potrebbero essere influenzati dalla luce blu. Tramite i moscerini della frutta, i ricercatori hanno esplorato gli effetti della luce sulla N6-metiladenosina (m6A), una modifica molecolare presente nell’RNA che è fondamentale per i processi biologici.
I risultati hanno messo in evidenza che la luce blu modifica la programmazione di m6A e questo induce a pensare che abbia un potenziale impatto sull’invecchiamento cellulare e sul processo neuronale. Infatti, i moscerini che hanno ricevuto la luce blu hanno segnalato delle grandissime differenze rispetto a quelli cresciuti nell’oscurità.
Quanto evidenziato è ancora in una fase in cui si richiedono ulteriori verifiche per strutturare una tesi solida e reale. Di certo con lo studio descritto si aggiunge un altro tassello alla pericolosità della luce blu, come dimostrato già dal fatto dell’interferenza con i ritmi circadiani e la rispettiva qualità del sonno. I risultati fanno emergere la grande potenza della luce blu anche su aree molto delicate come il cervello e questo induce ad una seria riflessione sull’utilizzo dello smartphone.
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