Sono moltissimi gli ostaggi israeliani catturati da Hamas nei raid dell’inizio di Ottobre ma i loro telefoni potrebbero salvarli. La vicenda
Nel corso delle ultime settimane il conflitto israelo-palestinese è scoppiato in tutta la sua violenza suscitando grande preoccupazione nella politica internazionale. Attualmente si cerca ancora di individuare e possibilmente salvare gli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi palestinesi.
Si tratta di persone di ogni età ed estrazione sociale fatte prigioniere nel corso di varie incursioni palestinesi in territorio israeliano a cui, com’era prevedibile, il governo di Israele ha risposto con grande violenza mettendo in atto, per la prima volta da oltre cinquant’anni, una guerra senza quartiere contro la striscia di Gaza.
In tutto questo la disperazione di decine di famiglie israeliane non è ancora terminata e sono moltissimi i cittadini che non hanno più avuto alcuna notizia dei propri cari fin dal momento del loro rapimento. Sembra però che ci sia una flebile speranza di rintracciare gli ostaggi, come hanno spiegato i genitori di uno di loro.
Nell’era dei social e della comunicazione in tempo reale anche la guerra è cambiata: degli attacchi di Hamas esistono e sono stati condivise decine e decine di testimonianza digitali come foto e video che riprendono gli istanti in cui gli attacchi sono stati portati o i momenti successivi ad essi.
Alcuni ostaggi sono anche riusciti a scrivere e inviare messaggi di testo ai propri cari riuscendo a utilizzare i propri telefoni prima che i terroristi se ne accorgessero e riuscissero a fermarli. Tra i coraggiosi che sono stati in grado di comunicare con le famiglie in momenti così drammatici c’è un ragazzo di nome Hersh Goldberg-Polin. Il giovane, appassionato lettore di appena 23 anni, al momento dei primi raid di Hamas in territorio israeliano si trovava al festival di musica trance Supernova anziché in campeggio con alcuni amici come aveva detto ai genitori.
Mentre veniva rapito è riuscito a inviare due messaggi consecutivi al telefono della madre in cui riuscì solo a scrivere “Vi voglio bene” e “Mi dispiace”. Da allora nessuno ha più ricevuto notizie di Hersh ma la madre mantiene viva una piccola speranza. Si sa, infatti, che i telefoni cellulari hanno applicazioni in background che continuano a funzionare anche quando il telefono non viene utilizzato dal suo proprietario.
Queste applicazioni di tanto in tanto si connettono alla rete inviando dei “ping”, cioè dei segnali ai ripetitori della zona. Sfruttando quei segnali potrebbe essere possibile rintracciare i telefoni degli ostaggi e quindi le persone rapite, a patto naturalmente che il telefono sia ancora acceso e che i proprietari li abbiano ancora con loro. Attualmente sono oltre 200 le persone ancora tenute in ostaggio da Hamas.
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