Molti cittadini ignorano il fatto che è possibile aumentare l’importo della pensione quando, purtroppo, ci si ritrova da soli.
Nonostante viviamo oggi in quella che viene definita la “società dell’informazione”, sono ancora molti gli italiani a non essere pienamente consapevoli delle numerose opportunità offerte dalle normative previdenziali. Queste opportunità possono influenzare positivamente il loro tenore di vita, specialmente in momenti di difficoltà economica. Spesso, però, la mancanza di informazione porta a trascurare diritti che potrebbero fare la differenza.
In ambito previdenziale, esistono diverse possibilità che, se sfruttate correttamente, possono incrementare significativamente le entrate mensili. Molte persone ignorano i benefici che potrebbero derivare dall’accesso a determinate pensioni, sia durante la propria vita lavorativa che in caso di eventi luttuosi.
Una delle situazioni meno conosciute, ma estremamente rilevante, riguarda l’aumento della pensione in seguito alla perdita del coniuge. Questo beneficio, sebbene poco noto, può rappresentare un supporto fondamentale per i superstiti, garantendo una maggiore stabilità economica.
Pensione dopo la morte del coniuge: come richiedere l’aumento
Le normative in materia di previdenza, in Italia, stabiliscono che, se il defunto era titolare di pensione o aveva maturato i requisiti contributivi necessari, il superstite può avere diritto a un aumento della pensione. Questi aumenti sono dovuti a due forme previdenziali diverse: la pensione di reversibilità e la pensione indiretta, che ogni superstite può percepire a seconda dei casi.
Per la pensione di reversibilità, il coniuge defunto deve essere stato titolare di una pensione al momento del decesso. Per la pensione indiretta, è sufficiente che il defunto avesse almeno 15 anni di contributi o 5 anni di contributi, di cui 3 maturati nei cinque anni precedenti la morte.
Parlando di cifre, alla morte del coniuge, il superstite ha diritto all’80% della pensione maturata o percepita dal defunto. Se ci sono figli a carico, si aggiunge un ulteriore 20%, raggiungendo il 100% della pensione del defunto in caso di almeno due figli.
Il coniuge superstite ha diritto all’aumento anche se già pensionato o titolare di altri redditi. Questo diritto è valido anche per i coniugi separati e uniti civilmente, fino a nuove nozze. In questi casi, però, la pensione di reversibilità o indiretta può subire riduzioni. Non ci sono riduzioni se i redditi non superano tre volte il minimo pensionistico (23.345,73 euro aggiornati al 2024). Non si applicano neanche se nel nucleo familiare del superstite ci sono minori, studenti o inabili.
In ogni caso, però, è importante sottolineare che gli aumenti non sono automatici. Per ottenerli, è necessario presentare una domanda tramite i canali telematici dell’Inps, come l’area personale MyInps o il numero verde. È anche possibile rivolgersi a un patronato. Il coniuge divorziato deve rivolgersi al tribunale per ottenere la pensione di reversibilità o indiretta. L’aumento decorre dalla data del decesso del coniuge.