Che cos’è e come viene applicato il coefficiente di trasformazione correlato alla pensione? Scopriamo il meccanismo che regola gli importi.
Andare in pensione consente, una volta per tutte, di tirare un sospiro di sollievo dopo decenni di duro lavoro e beneficiare, vita natural durante, di un importo mensile. Ma come viene calcolata la somma che sarà corrisposta all’ex lavoratore? Le variabili in gioco sono effettivamente molteplici e riguardano anzitutto il sistema di calcolo (contributivo, retributivo, misto), i redditi percepiti e i contributi versati nel corso degli anni.
Ma non solo perché entra in gioco anche il cosiddetto coefficiente di trasformazione: in molti ignorano cosa sia oppure come venga applicato ma, a tutti gli effetti, è grazie ad esso che l’importo del trattamento pensionistico viene effettivamente definito. Scopriamo dunque di che cosa si tratta.
Come tutti sanno parte dello stipendio che si riceve nell’arco della propria carriera lavorativa viene versato sotto forma di contributi: parte di essi sono a carico dell’azienda e la restante parte è invece a carico del lavoratore. Indicativamente si tratta, per gli assunti a tempo indeterminato o determinato, del 33% circa dello stipendio lordo che, dopo 40 anni di lavoro, rappresenta una quota non indifferente di denaro che, dal giorno della pensione in poi verrà restituita.
È importante dunque fare in modo di rispettare i requisiti per assicurarsi il diritto alla pensione non rischiando di perdere tutti i contributi versati. Il meccanismo di calcolo della pensione prevede dunque la trasformazione di questo 33% in un’erogazione mensile. L’accumulo del tesoretto avviene nel montante contributivo, ed è oggetto di costante rivalutazione andando ad adeguarlo al costo della vita.
Poi si applicherà, sulla base dell’età di pensionamento, un coefficiente di trasformazione che permetterà di fornire l’importo finale del trattamento pensionistico. I coefficienti sono dunque numerosi e variano di età in età. Esiste poi una costante, creata proprio dalla scelta del coefficiente di trasformazione utilizzato: infatti occorre aspettare poco più di 17 anni per recuperare quanto versato sotto forma di contributi.
E questo non varia neanche nel caso in cui vadano ad aumentare o diminuire gli anni di contributi. Pertanto più si ritarda l’accesso al trattamento pensionistico migliore sarà l’importo ricevuto mentre andare in anticipo ridurrà le somme e richiederà più tempo per recuperare quanto versato.
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