Sai che ci sono anche degli importi da sborsare? Ecco quante tasse paghi sui tuoi buoni fruttiferi postali.
Lo strumento di risparmio preferito dei cittadini italiani è sicuramente il buono fruttifero postale. Si tratta di un sistema particolarmente sicuro e conosciuto, ma non tutti sanno che anche questo ha dei costi.
Nonostante sia uno strumento di investimento tra i più diffusi in Italia, in molti non sanno che esistono degli elementi a cui fare attenzione. Tra questi vi è anche il fatto che possedere un buono fruttifero vuol dire anche dover pagare delle tasse. Vediamo a quanto ammontano queste imposte.
I casi in cui scatta l’esenzione
Come molti altri strumenti di investimento, anche i buoni fruttiferi postali (Bft) sono soggetti a regole fiscali. I risparmiatori, infatti, devono sapere che questi strumenti sono soggetti ad una tassazione del 12,50%, così come avviene anche per i titoli di Stato. A questa bisogna aggiungere anche l’imposta di bollo dello 0,2%. Tuttavia, questa imposta viene applicata solamente quando viene superata una determinata soglia.
Inoltre, l’imposta sostitutiva non è uguale, ma viene calcolata in base al rendimento effettivo dei buoni fruttiferi. Nello specifico, la cifra viene stabilita in base all’importo degli interessi maturati nel tempo. C’è poi da considerare l’imposta di successione. Per i buoni fruttiferi non vi è la possibilità di cederli, anche se questo può avvenire in caso di trasferimento nella successione ereditaria o in altri casi specifici.
Dunque gli eredi avranno la possibilità di chiedere il rimborso dei buoni senza doverli necessariamente indicare nella dichiarazione di successione. In questo caso, quindi, non verranno compresi nell’attivo ereditario. È questo il caso in cui il valore del buono fruttifero postale può godere dell’esenzione dell’imposta di successione.
Coloro che decidono di usufruire del buono fruttifero postale deve essere consapevole del fatto che questo strumento è soggetto al pagamento dell’imposta di bollo. Dal 2014 l’imposta dello 0,2% dell’importo investito ha sostituito l’imposta di 34,2€. L’importo dell’imposta viene calcolata il 31 dicembre di ogni anno di vita del buono ed è accantonata e addebitata solo alla chiusura del rapporto o una volta l’anno.
Ma dal 1° gennaio del 2019 l’imposta di bollo è compresa anche sui titoli dematerializzati. Tuttavia, c’è la possibilità di non pagarlo. Questo avviene quando il valore di rimborso resta al di sotto della soglia dei 5000 euro. Tuttavia, questa norma vale solo per i titoli che sono stati emessi dopo il 2009.