L’esperimento di uno youtuber sembra confermare i dubbi di molti esperti sull’utilità del dispositivo Rabbit R1.
Il Rabbit R1 ha attirato l’attenzione della comunità tecnologica sin dal suo annuncio, grazie alla promessa di un dispositivo minimal ma al tempo stesso super efficiente nel campo dell’intelligenza artificiale. A dispetto del grande entusiasmo iniziale, però, le prime recensioni e i teardown effettuati da esperti e appassionati hanno sollevato dubbi significativi sulla sua efficacia e sulla necessità di un hardware dedicato per le sue funzioni.
La recente analisi del Rabbit R1, condotta dall’esperto recensore JerryRigEverything, ha evidenziato aspetti costruttivi e di progettazione che sembrano dare ancora più ragione alle perplessità emerse. Il problema principale che tutti sembrano porre alla società produttrice è lo stesso: c’era davvero bisogno di un dispositivo apposito per sfruttare le funzioni che offre?
Il Rabbit R1 è davvero così utile? L’esperimento che conferma i dubbi
Il noto canale YouTube JerryRigEverything ha effettuato un teardown del Rabbit R1, rivelando una costruzione interna che lascia spazio a molte critiche. La rimozione della cover posteriore, descritta come semplice e veloce, mostra un dispositivo con componenti che occupano solo metà dello spazio disponibile. Questa gestione poco ottimizzata degli spazi ha sollevato dubbi sulla necessità di un hardware dedicato così ingombrante.
All’interno del Rabbit R1, i componenti principali, come la batteria da 1.000 mAh, gli speaker e la rotella di controllo, risultano tutti facilmente rimovibili. Questa semplicità costruttiva è stata interpretata come un segno dell’inesperienza dell’azienda produttrice, che potrebbe non aver ancora raggiunto un livello di sofisticazione adeguato per competere nel mercato dei dispositivi AI avanzati.
Anche iFixit, un altro noto riferimento nel campo dei teardown, ha espresso perplessità simili. L’analisi di iFixit ha confermato che il Rabbit R1 presenta una costruzione interna troppo semplice per giustificare l’utilizzo di un dispositivo hardware dedicato. Le funzioni offerte potrebbero, secondo gli esperti, essere facilmente integrate in una semplice applicazione per smartphone, rendendo superfluo l’hardware specifico.
Una delle principali critiche rivolte al Rabbit R1 riguarda la sua configurazione come dispositivo all-in-one. Molti ritengono che le funzioni di assistenza basate sull’intelligenza artificiale possano essere altrettanto efficaci se integrate in una sola applicazione per smartphone.
L’azienda ha difeso questa scelta, affermando che il livello di personalizzazione e i servizi offerti non sarebbero stati possibili su un telefono tradizionale. Tuttavia, la semplicità costruttiva del dispositivo mette in discussione questa affermazione.