Se usi questo chatbot tutti i tuoi dati sono già nelle mani sbagliate: nuovo incubo sul web

Attenzione a usare questo tipo di chatbot: la tua privacy è a forte rischio, i tuoi dati rischiano di  finire nelle mani sbagliate.

Avete presente «Her» (Lei in italiano), il film del 2013 di Spike Lee nel quale un uomo si innamora perdutamente di “OS 1”, l’assistente digitale del suo smartphone (tipo Siri) e tra i due inizia una “relazione” dove non mancano gelosie e abbandoni?

Uso chatbot pericolo privacy
Usare questo chatbot mette a rischio la privacy dei tuoi dati – computer-idea.it

Non si può dire che Her non sia stato profetico visto che l’intelligenza artificiale ha reso più che concreto lo scenario dipinto dal regista afroamericano. Senza scomodare l’antica Grecia e Pigmalione che scolpì una donna di cui si innamorò, tutti ricordiamo anche la liaison tra il detective Rick Deckard e <l’enigmatica replicante Rachel in Blade Runner..

Ma forse nemmeno Ridley Scott avrebbe immaginato l’epoca degli amori digitali e dei chatbot romantici. Sì, perché OS 1, di fatto, esiste già: l’intelligenza artificiale ha permesso lo sviluppo di “AI girlfriends” o “AI boyfriends”. Insomma, fidanzate e fidanzati virtuali generati dall’intelligenza artificiale che offrono amicizia e intimità, in altri casi addirittura permettono di lanciarsi in giochi di ruolo o raccolgono le fantasie sessuali degli utenti. 

Chatbot romantici: dati a rischio, nuovo incubo sul web

L’amore al tempo dei chatbot ha già allarmato qualche psicologo, senza contare l’inquietante vicenda al chatbot Replika. Nato come amico virtuale, Replika ha cominciato a oltrepassare i limiti arrivando anche in alcuni casi a molestare sessualmente gli utenti (a una utilizzatrice ha detto di aver sognato di stuprarla, tanto per rendere l’idea).

Cosa non condividere con i chatbot
Attenti a condividere troppe info “piccanti” con fidanzati o fidanzate virtuali – computer-idea.it

Ma non è finita: oltre a questi aspetti francamente sconcertanti, i chatbot romantici presentano interrogativi grossi come una casa a riguardo della privacy e della sicurezza. Lo mostra un’analisi condotta su 11 “chatbot romantici” e “da compagnia” pubblicata dalla Mozilla Foundation in occasione di San Valentino.

Bisogna sapere che queste app rubacuori – scaricate oltre 100 milioni di volte da Android – raccolgono una montagna di dati sui loro utenti e usano tracker che mandano informazioni a Google e Facebook, oltre che ad aziende russe e cinesi.

Tutti questi sistemi permettono poi agli utenti di vivere “amori” disincarnati usando password piuttosto deboli che potrebbero facilmente finire nelle mani dei cybercriminali insieme alle informazioni condivise dagli utenti con le loro “fidanzate virtuali”. Spesso infatti gli utenti rivelano ai chatbot romantici le loro fantasie sessuali, se non le proprie perversioni, ed è facile immaginare cosa potrebbero significare queste informazioni una volta finite nelle mani di un hacker a causa di una violazione o di una fuga di dati. 

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