i opener, l’azienda che fece scandalo nel 1999: un computer incredibilmente performante per soli 99 dollari, poi il fallimento
180 MHZ WinChip Cpu, 32 megabite di ram, e un hardware acquistato dalla fabbrica a 500 dollari, queste le caratteristiche del pc che venne venduto a soli 99 dollari nel lontano 1999. Come era possibile pensare un prezzo simile a quel tempo per una macchina così prestante? Cos’è che portò al fallimento dell’azienda?
Il guadagno sarebbe arrivato attraverso l’abbonamento internet che veniva venduto a 21,95 dollari al mese, in sostanza vendere il pc a 99 dollari sarebbe stato una specie di comodato d’uso perché il vero guadagno era legato all’abbonamento, per capirci, come accade adesso con le offerte internet che ti regalano il modem.
Il fatto strabiliante sta nei 99 dollari del pc: se si pensa al ’99, immaginare un pc così performante a un prezzo irrisorio anche per la nostra epoca, è facile capire che la trovata di marketing, per quanto 21 dollari di internet al tempo sarebbero stati una grossa spesa, non avrebbe comunque mai funzionato.
Cosa si sarebbe trovato all’interno della scatola del i-opener a 99 dollari, e cosa ha invece portato al fallimento l’azienda
Una volta aperto il pacco ci si ritrovava tutto l’occorrente: un pc a cui dover solo collegare i cavi, con tastiera e mouse integrati, ma soprattutto con il sistema operativo già installato. Per la connessione a internet bisognava chiamare telefonicamente il numero a cui doveva essere comunicato il codice del pc: tutte le istruzioni facevano parte dell’imballaggio.
Probabilmente parte del fallimento dell’azienda stava nel fatto che il pc non obbligava ad attivare l’abbonamento a internet, poteva essere utilizzato anche senza, in quanto per quell’epoca si trattava comunque di una macchina incredibilmente performante in grado di svolgere tutto il necessario. In questo senso gli acquirenti potevano acquistarlo a 99 dollari e poi utilizzarlo senza internet, creando una perdita enorme all’azienda che aveva ideato il lancio.
Altro problema stava nel fatto che il pc poteva supportare Windows e Linux con delle semplici modifiche senza eccessivi costi, macchine con software che anche a quel tempo avevano prezzi molto più elevati dei 99 dollari richiesti da i-opener. Vennero creati dei veri e propri retail partner: ovvero siti che vendevano prezzi integrativi per rendere il pc performante anche con gli altri sistemi operativi, evitando di utilizzare quello dell’azienda i-opener che l’aveva creato.
Il crollo definitivo di i-opener, il suo fallimento diventò un pezzo di storia
L’azienda man a mano si è resa conto che aveva fatto male i calcoli: non era una piccola parte di clienti a voler attuare le modifiche, bensì la maggior parte, e in questo modo ha iniziato a perdere migliaia di dollari su ogni pc venduto. Per evitare le perdite, si decise di obbligare almeno 3 mesi di abbonamento a internet a 21 dollari, e 500 dollari di penale nel caso si fosse deciso di evitare l’obbligatorio pagamento. Tutto ciò irritò gli acquirenti. I servizi di tutela del consumatore definirono la politica dell’azienda del tutto fuorilegge, segnalandolo all’autorità.
Quando l’azienda venne penalizzata con il pagamento di multe, dovette aumentare il prezzo dei suoi dispositivi, quadruplicandolo. Tutto questo portò al fallimento totale dell’azienda che poi fu inglobata in un’altra più grande ma che dopo alcuni anni è arrivata anch’essa alla sua estinzione. Insomma, un grande progetto su macchine incredibilmente performanti, che ha segnato la storia con il suo fallimento, mettendo in guardia le altre aziende sulla giusta strada da intraprendere.